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Nel Piemonte, i ricetti sono circa 200 di cui 12 nel comprensorio Biellese.

La rete dei ricetti nel Biellese

Tipi di ricetti nel Biellese e loro funzione
Mentre nelle altre zone del Piemonte i ricetti si trovano esclusivamente in pianura (ove più abbondanti erano i raccolti), nel Biellese essi sorgono anche in collina (Magnano, Roppolo, Viverone). Essi sono prevalentemente di due tipi: il primo è di esclusiva iniziativa popolare e sorge ex novo con un piano elaborato secondo i dettami dell’architettura militare (Candelo e Magnano), il secondo usufruisce di preesistenti nuclei abitati recingendoli di fossati e di cinta fortificata (Ponderano). Il Ricetto Castello è invece una struttura aggregata al castello, quasi una sua appendice ( Valdengo, Roppolo, Mottalciata e Viverone).
Il ricetto di Candelo è l’esempio più completo del primo tipo (Ricetto popolare).
Il ricetto popolare è quello che più si è conservato perché, essendo la sua proprietà molto parcellizzata, è stato sempre utilizzato con le motivazioni originarie.
Nel Piemonte, i ricetti sono circa 200 di cui 12 nel comprensorio Biellese:
• sei (Dorzano, Magnano, Mottalciata, Roppolo, Valdengo, Viverone) sono situati in zona collinare in fortissimo declivio;
• cinque (Castelletto Cervo, Cavaglià, Peverano, Ponderano, Sandigliano) sono situati in pianura.
• Quello di Candelo presenta invece una forma mista, perché da un lato il terreno è in ripida discesa verso il torrente Cervo, mentre dall’altro è pianeggiante.

Tra tutti questi ricetti, solo quello di Candelo ha conservato la sua struttura originaria sia perché non ha mai perso di vista la sua funzione primitiva di deposito di derrate agricole sia perché non è mai stato abitato in pianta stabile. Gli altri ricetti hanno invece perso le motivazioni e le abitudini originarie, e si sono trasformati in impianti residenziali, perdendo la loro fisionomia di base.
A Candelo, all’interno del Ricetto stesso, è attivo anche il Centro documentazione dei ricetti del Piemonte. (Ufficio cultura tel. 015.2534118)

Il termine ricetto. Origine ed evoluzione
Il termine romano "receptum" nel medioevo, viene trasformato in "ricovero", anche "recetum, ricetum, reductum, reccetum" (asilo, rifugio, ricovero) e si è mantenuto tale attraverso i tempi. Questi termini si ritrovano in documenti pervenutici dal secolo XI al XV. Da quest'ultima data le parole "ricetto o recetto" appaiono occasionalmente deformante in "resetto o restretto".
Per il momento ci soffermeremo solamente a queste osservazioni per definire un termine che ha necessariamente bisogno di essere interpretato in modo approfondito. Dobbiamo intendere come ricetto un rifugio fortificato che, a differenza della "rocca" o del "castello italiano", non ha caratteristiche feudali, non serve cioè ad un nobile per difendere il proprio domicilio né viene concepito come fortezza di un presidio militare. Pertanto si deve ricercare la funzione del ricetto in ambito borghese.
Anche il paragone con il "borgo" fortificato o col "burgum francum" deve, in questo caso, essere eliminato benché il ricetto deve essere considerato come centro abitato di tipo profano e borghese che serviva da domicilio permanente per una popolazione autoctona. Rimane la definizione del ricetto come luogo che serviva, in tempi turbolenti, da rifugio fortificato, in cui venivano custodite e conservate contro eventuali invasioni nemiche le provviste alimentari derivanti dai raccolti. All'avvicinarsi di pericoli più gravi gli abitanti dei dintorni si rifugiavano insieme col loro bestiame nel ricetto per difendere la loro vita e i loro averi.

Come ultima possibilità dell'utilizzazione del ricetto dobbiamo supporre il soggiorno dei proprietari durante il periodo del raccolto. Il ricetto era, dunque, un posto fortificato che assumeva in linea di massima la funzione di magazzino per la custodia dei prodotti agricoli e che, solo occasionalmente, serviva da dimora ai proprietari ed al loro bestiame. In modo analogo descriveremo, in seguito, le attrezzature atte a tale scopo. Dal capitolo di "Ricetti Biellesi" (E. Kretz) si apprende che di regola esistono anche diversità tra i ricetti (es. Cavaglià, Magnano).

Gli abitanti di parecchi paesi, od anche singoli contadini, si uniscono e cooperano alla costruzione di una fortezza in cui rifugiarsi in caso di necessità; insieme la amministrano e la difendono. Indubbiamente un'azione comunitaria di tale genere, atta alla costruzione di una particolare forma di agglomerato edile, non era realizzabile senza privilegi e concessioni da parte dei feudatari, nonostante mancasse ancora l'idea di un quadro politico più vasto. Per la costruzione di un ricetto, i comuni o il feudatario dovevano metter a disposizione un terreno adeguato. A questo proposito i feudatari si riservavano certamente dei diritti o quantomeno la possibilità di esprimere il proprio giudizio. Non sono mai giunti, però, al punto di proclamarsi proprietari dei ricetti stessi; rimaneva in vigore la proprietà collettiva e ciò significava che la comunità doveva esser responsabile anche della riparazione e della manutenzione. Sotto quest’aspetto il ricetto è simbolo di libertà civica. I feudatari avevano solo il diritto limitato di trovare ricovero nei ricetti come ospiti in caso di emergenza. Su questi presupposti legali si procedeva alla costruzione dei ricetti che venivano edificati unitamente dai feudatari e dalla popolazione anche nelle vicinanze di castelli feudali. In alcuni casi certi nuclei abitati preesistenti venivano trasformati in ricetti, evitando così la costruzione di ricetti nuovi. Indagando sull'istituzione del "ricetto" non devono esser trascurate le modifiche dovute ai tempi, che sono avvenute all'interno e all'esterno delle costruzioni. Tuttavia i ricetti sono stati utilizzati allo scopo per cui erano stati costruiti dalla loro fondazione nei sec. XI - XII fino al sec. XVII ed hanno risentito dei mutamenti avvenuti nel corso dei secoli nel campo politico e culturale.

I vari tipi di ricetti che si trovano sparsi in tutto il territorio piemontese non devono, dunque, essere considerati come un fenomeno isolato che si è creato in un quadro limitato; infatti, come in tutta l'Europa vengono fondate nel sec. XII molte città, così in Piemonte sorgono i ricetti. Tuttavia tali costruzioni non avrebbero potuto essere realizzate se non si fosse formato, accanto alla nobiltà, un certo tipo di borghesia. Contemporaneamente alla nascita dello stile gotico, il feudalesimo diviene un ostacolo all'evoluzione della borghesia e, per tale motivo, nascono lotte interne da cui escono vittoriosi contadini, artigiani e commercianti conquistando loro precisi diritti. "L'aria della città rende liberi". In questo campo la ricerca si trova ancora agli inizi, non solo per quanto riguarda lo studio architettonico, ma anche l'interpretazione delle fonti che devono ancora essere valutate sia dal punto di vista storico che da quello territoriale e politico. I diversi tipi di ricetti, la loro rispettiva appartenenza, il loro stato giuridico nonché il diverso modo di utilizzazione dei medesimi dovranno essere esplorati ed analizzati più profondamente.
Nel sec. XII spettava alle comunità cittadine una parte decisiva nel corso del movimento di svincolamento dal feudalesimo e del rinnovamento della politica in tutti i campi. Questo è uno dei motivi dell’origine dei ricetti ma, senza dubbio, non la sola causa della costruzione di ricoveri di tal genere.

Se esaminiamo profondamente la situazione politica creatasi nel sec. XII, ci accorgeremo come, dal medioevo fino all’età moderna, soprattutto per quanto riguarda il Piemonte dove erano avvenuti pochi cambiamenti sostanziali, si delineassero tempi turbolenti e malsicuri. Controversie di confine avevano spesso luogo (il Biellese era, per così dire, terra di nessuno, sita tra il Novarese, il Vercellese ed il Canadese). Dal punto di vista odierno il territorio era scarsamente popolato. I piccoli borghi ed i contadini che vivevano isolati, erano difficilmente in grado di difendersi dalle incursioni di bande di predoni, di soldataglie sbandate e di mercenari che percorrevano il territorio saccheggiandolo. Periodi di carestia ed epidemie di peste che si avvicendavano durante il medioevo erano altri motivi che spingevano i contadini minacciati a proteggere i loro beni costituiti esclusivamente dai prodotti della terra e dal bestiame. La costruzione di rifugi collettivi rappresentava dunque l’unica possibilità di efficace difesa per gli abitanti della regione minacciata dalle scorrerie.

Nella progettazione dei ricetti non si partiva da punti di vista politico-strategici, ci si lasciava guidare piuttosto da necessità puramente pratiche; anche i castelli venivano presi come modello per la struttura architettonica delle fortificazioni: rifugi e magazzini, piccole fortezze, venivano costruiti là dove erano necessariamente richiesti dalla produzione agricola.
Naturalmente l’ubicazione dei ricetti era strettamente legata alle esigenze topografiche della zona da proteggere. Nel Biellese, nella parte sud, si trova una così gran quantità di ricetti. Questo fenomeno era dovuto al fatto che, detta zona era particolarmente esposta al pericolo immediato di incursioni belliche e non ad una progettazione di difesa strategica, di più vasta portata, dei signori del territorio .

Ricetti biellesi
Nei luoghi in cui i contadini, sparsi su piccoli centri abitati, vivevano e cercavano di proteggere il raccolto da estorsioni, predatori e saccheggiatori, sono sorti, in alta Italia, i ricetti. Circa duecento so trovano nella regione di Piemonte.
Svariati, come le strutture del medioevo, sono stati anche i tipi dei singoli ricetti e le cause del loro sorgere.
Nel Biellese, per ciò che riguarda le differenze topografiche, i ricetti si trovano sia in una zona collinare in fortissimo declivio: Dorzano, Magnano, Mottalciata, Roppolo, Valdengo, Viverone sia in pianura, lungo un corso d’acqua , nei pressi di un terreno di carattere paludoso che offriva la possibilità di scavare un fossato di fronte alle mura: Castelletto Cervo, Cavaglià, Pervertano/Roppolo, Ponderano, Sandigliano. Oltre a questi tipi - base, ci sono anche forme miste, come nel caso di Candelo, dove il terreno da un lato è in ripida discesa verso il corso del fiume, dall'altro, invece, era separato dall'altopiano da un fossato largo e privo d'acqua .

Un'altra differenza molto interessante ed importante tra i vari ricetti è di carattere politico/sociologico. In passato, alcuni comuni, con o senza l'aiuto dei signori del territorio, costruirono il ricetto come proprietà collettiva indipendente: Candelo, Castelletto Cervo, Cavaglià, Dorzano, Magnano, Peverano/Roppolo, Ponderano, Viverone. In altri casi, di buon accordo col nobile del luogo, lo aggregarono direttamente al castello. Con un suo muro il castello era diviso dal ricetto.
Per motivi strategici, i fabbricati del ricetto venivano sempre ubicati in posizione inferiore rispetto al castello fortificato affinché, in caso d'assedio, ne proteggessero le mura interne: Mottalciata, Roppolo, Sandigliano, Valdengo. A Mottalciata ed a Roppolo il ricetto giace, come corona, attorno al castello, mentre a Sandigliano e a Valdengo si appoggia al lato.
Alcuni ricetti erano magazzini fortificati e venivano abitati solamente in periodi di guerre o epidemie: Candelo, Sandigliano. Altri, invece, erano sempre abitati: Magnano, Mottalciata, Viverone .
Un'altra particolarità rilevante si nota a Ponderano ed a Sandigliano: qui nelle torri delle chiese parrocchiali esistono ruderi di torri di difesa a pianta quadrata, resti di un nucleo fortificato più vecchio .

1. Candelo
Quello di Candelo, oltre ad essere il ricetto meglio conservato della regione piemontese e un “unicum” a livello europeo, occupa anche una posizione particolare dal punto di vista topografico. Il terreno si abbassa rapidamente a nord verso il torrente Cervo, mentre a sud vi è un altopiano senza acqua, per cui il muro di difesa veniva ulteriormente protetto da un largo fossato.
Il ricetto è stato costruito dopo il 1200, sulla proprietà fondiaria dei signori del luogo, esclusivamente come magazzino, riscattato, in seguito dalla comunità. Molto più tardi, nel Cinquecento, a Sebastiano Ferrero fu concesso di costruire, sul terreno occupato da quattro case, il suo palazzo senza separarlo dall'area restante. Il ricetto veniva abitato solo in caso di guerra o pericolo.
Dell'opera di difesa sono ancora conservati: il muro di cinta, quattro torri angolari rotonde, una torre cortina quadrata, una torre-porta in mattoni con passo carraio ed un passo pedonale ed interno la torre vedetta.
E’ oggi sede del centro documentazione dei ricetti del Piemonte. E’ borgo certificato come bandiera arancione Touring, borgo sostenible nonché ha ottenuto anche la certificazione ANCi come uno dei borghi più belli d’Italia.

2. Castelletto Cervo
E' conosciuto soltanto in base ad un atto del 1260 come "ricetto di Quarabiono". Non distante da una frazione del paese, in una piccola valle, scorre un torrente chiamato Guarabione, dove, con ogni probabilità, si deve supporre, questo ricetto fosse costruito; fuori dal paese, in prossimità del torrente e del quale, purtroppo, non è rimasta alcuna traccia.

3. Cavaglià
Il ricetto, sito in pianura, è stato fondato dal comune di Vercelli per difendere i confini verso il Canavese e la parte vecchia è stata fagocitata dall'attuale paese. Nomi di strade come via Mezzogiorno e via Ponente ne indicano l'antica estensione. Sulla planimetria si riconosce ancora chiaramente l'impianto del vecchio fossato.

4.Dorzano
All'interno dell'attuale paese è situato il ricetto, sulla sommità di una collina, vicinissimo alla chiesa parrocchiale. L'unico accesso possibile riconduce ad una costruzione che è stata completamente trasformata in abitazione.Una via anulare con nucleo interno edilizio e lotti esterni che oggi arrivano fino al muro di cinta, ancora in parte conservato, ci fanno riconoscere il vecchio impianto. L'edificio ad ovest della torre-porta era, per le sue enormi dimensioni e per i dettagli architettonici (esempio gli archi al pian terreno), verosimilmente la residenza del feudatario della fortificazione si sono ancora conservati: tratti del muro di cinta a tergo delle case (ad ovest quasi intatti), ruderi della torre rotonda all'angolo nord-ovest, tutti in ciottoli sistemati a spina di pesce; rovine della torre-porta in mattoni con passo carraio ed un passo pedonale.

5. Magnano
Il ricetto è sito sul crinale di una collina, circondato da pendii scoscesi. Dopo quello di Candelo, il ricetto di Magnano è, tra tutti i ricetti del Biellese, il migliore per quanto riguarda lo stato di conservazione e l'insieme dell'impianto è ancora ben riconoscibile. La parte occidentale è stata però, trasformata per uso abitazione. Tranne il tracciato stradale, niente della struttura medioevale è rimasto.
Il ricetto è stato fondato nel 1204 dal comune di Vercelli per proteggere i confini verso il Canavese. In cambio di diversi privilegi gli abitanti del paese preesistente, sito vicino alla chiesa di S. Secondo, s’impegnarono a trasferirsi nel ricetto, dopo aver demolito le vecchie case. Sul luogo venne costruita una fornace a tre buche per cuocere i coppi di copertura, onde evitare tetti di paglia causa d’incendi. Questo ricetto era abitato permanentemente.
Dall'asse viario, che dalla torre-porta sale in curva molto ripida, si dipartono tre vie secondarie parallele, a diversi livelli, permettendo così l'accesso da una parte degli isolati con due piani ad un lato al pianterreno ed all'altro lato al piano superiore. In questo caso, la porta al primo piano è sostituita da una finestra. Il muro di cinta era accessibile in ogni punto della via di lizza.
La struttura delle case corrisponde a quella di Candelo, tranne nel fatto che furono adoperate pietre da spacco invece che ciottoli. Spicca l'accurata lavorazione delle facciate, compresi i cornicioni dentellati. Diverse intelaiature di porte e le pietre angolari della torre-porta constano di pietre naturali squadrate. Modifiche posteriori sono state effettuate in mattoni .
Nel settore nord si trova la "Casa della Comunità" che reca tracce d’affreschi non più leggibili. Al nucleo chiuso si accede da un'apertura arcuata davanti alla quale vi è un portico coperto con struttura portante formata da tre grandi pilastri cilindrici in pietra. Il pietrone ottagonale antistante al fabbricato, serviva come base da torchio o maglio per ferrai.
Dell'impianto sono ancora conservati: resti delle mura di cinta in ciottoli grandi; la torre-porta in pietra naturale squadrata, pietra da spacco e laterizi con accesso carraio. Sul territorio meridionale si trovano cellule vecchie, tanto in buono stato, quanto in rovina. L'aspetto medioevale compatto viene disturbato non solo dagli edifici nuovi ma ancor più da modifiche recentissime di modernizzazione di vecchie cellule edilizie.

6. Mottalciata
Sulla cima di un colle isolato che domina tutta l’area circostante, con pendii ripidi, è situato il castello cintato da un forte muro di difesa, con altri fabbricati ed opere difensive poste a corona fuori del muro. In una mappa del 1771 questa caratteristica è ancora identificabile, mentre oggi l’impianto di un ricetto solo a fatica è leggibile .
Dopo che, nel 1334, le milizie viscontee ebbero saccheggiato ed incendiato il castello ed il ricetto di Monte Bruardo, gli esuli, ceduti prerogative e beni, furono accolti dal signore di Motta degli Alciati e si stabilirono in un nuovo ricetto attorno alla sua rocca. Con il reddito proveniente dai forni da pane furono erette le mura. Nel costruire le case non si doveva superare una determinata altezza per non compromettere, in caso di emergenza, la sicurezza delle mura del castello. Per ciascuna abitazione il contributo doveva esser costituito da un cappone, nel giorno di S.Martino. Il ricetto era abitato permanentemente.
Dell’impianto di fortificazione sono rimasti: due fabbricati del castello (successivamente trasformati), tratti del muro esterno di difesa in ciottoli a spina di pesce di notevole spessore e parti del nucleo del vecchio ricetto, anche essi in ciottoli.

7. Peverano/Roppolo
Nell'attuale borgata non sono più identificabili elementi di una struttura fortificata. Da un documento della fine del cinquecento risulta, invece, un ricetto di forma ovale con fossato, mura e porta.

8. Ponderano
E' situato nella pianura. Nel centro dell'attuale borgo è ancora chiaramente identificabile la struttura di un vecchio ricetto, munito di fossato con acqua, mura e torre-porta.
Del complesso si sono ancora conservati: il nucleo con avanzi di torre quadrata di difesa in pietra naturale, conglobata nell'attuale campanile della chiesa parrocchiale; tratti della mura di cinta a spina di pesce; torre-porta con duplice accesso, carraio e pedonale. L'interno è in ciottoli, l'esterno è in mattoni, con tracce di lapidi tombali, con piano superiore a sbalzo su mensole a triplice sagoma e con coronamenti merlati (ill. no.1.27).

9. Roppolo
E' su una collina che si alza in posizione dominante sulla pianura, con falde in ripida discesa e con castello sulla cima arrotondata. Dietro l'entrata della torre-porta collettiva il ricetto si trova come una corona esterna in avvolgimento alla rocca soprastante. I fabbricati sono allineati lungo l'asse distributore mediano. Probabilmente il ricetto era abitato permanentemente. Dell'impianto si sono ancora conservati: il castello cinquecentesco e ruderi delle mura di difesa. I resti delle cellule medioevali ancora esistenti vennero distrutti nel 1980/81 per lasciare il posto ad aree destinate alla villeggiatura .

10. Sandigliano
Il sito è in pianura. Il ricetto, a pianta rotonda, congloba la "Rocchetta" dei signori di Sandigliano che era separata da un muro ed aveva un proprio accesso. Tutto era protetto da un fossato largo 9,20 metri di larghezza, munito di contro scarpata esterna, cerchia muraria e torre-porta. Di fronte a quest'ultima si trova un rivellino provvisto di una fossa propria. La tipologia elementare è a cerchio, con il cuore occupato da un nucleo interno di difesa la cui torre quadrata permette di attribuire l'impianto ad un'epoca più antica. Le casette, sistemate in cerchio, erano abitate soltanto in periodi di guerra e di epidemie.
Del complesso si sono conservati: la "Rocchetta", tutta la cerchia muraria in ciottoli di dimensioni relativamente minute e sistemati con regolarità, con la sola eccezione del tratto occidentale; ruderi della torre quadrata di difesa in pietre naturali, conglobati nell'attuale campanile della chiesa parrocchiale (ill. no.1.32 a 1.34); resti di due fabbricati, composti da più cellule, in mattoni.

11. Valdengo
Sul dosso di una collina, con falde in ripido pendio, sovrastante il borgo, è ubicato il castello di Valdengo al cui complesso fortificato ad ovest, in posizione più bassa, e con muratura di difesa aggiunta e torre-porta, si appoggia il ricetto (ill. no.1.36). Risalendo dal ricetto si accede, attraverso due sbarramenti, al castello.
Dell'impianto si sono conservati: il castello con due sbarramenti di accesso; muratura di difesa in pietra naturale, in parte conglobata nelle attuali costruzioni ; torre-porta in laterizi che presenta due aperture, carraia e di cellule originarie separate da una riana sono stati inglobati in un edificio di epoca posteriore.

12. Viverone
L'impianto, situato sulla sommità di una collina, venne realizzato nel 1405 come un ricetto nei pressi di vecchie abitazione medioevali che erano state distrutte da eventi bellici. Per far ciò la comunità ebbe bisogno del permesso dei Savoia.
Si può accedere all'impianto quadrato da una via anulare e due assi a croce con isolati a doppia manica a due piani e con lotti esterni che comprendono la cerchia muraria ancora esistente. Le case allineate lungo il muro ovest sono state completamente trasformate in abitazioni. E' stata, però, conservata molta sostanza edilizia medioevale, che richiede immediati provvedimenti da parte delle autorità per conservare l'ordine originale della costituzione, prima che, anche in questo caso, sia troppo tardi. E' probabile che il ricetto fosse abitato permanentemente in tempi anteriori.
Del complesso sono rimaste le mura di difesa (tranne il tratto sud); delle tre antiche torri angolari, la torre rotonda all'angolo nord-est (ill. no.1.39); un piccolo rudere della torre-porta a sud (ill. no.1.40) e gran parte delle cellule interne, tutte in pietra naturale e pietra da spacco (ill. no.1.41).

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Ricetto di Candelo
 

 

 

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