Ecomuseo Billese | Distretto Culturale Biellese

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10 anni di attività

Ecomuseo e sviluppo locale

Progetti di sistema
In seguito al riconoscimento regionale avvenuto nel marzo del 2000, l'Ecomuseo del Biellese, ha agito con l'obiettivo di rafforzare non solo le singole cellule, ma soprattutto il sistema nel suo complesso.
La progettualità condotta in questi anni ha pertanto portato ad una elaborazione e condivisione di progetti comuni, finalizzati a coinvolgere altre realtà sul territorio e rinsaldare la coesione all'interno del sistema stesso.
I principali ambiti di lavoro dell’Ecomuseo sono rappresentati dal coinvolgimento degli abitanti e dalla valorizzazione dei patrimoni materiali e immateriali del territorio biellese, quali prodotti agricoli e artigianali, tecniche e strumenti di lavorazione, percorsi tematici.

Progetto Mappe di comunità
Le mappe di comunità sono strumenti attraverso cui la gente che abita un luogo può raccontare ad altri, o ricordare a se stessa, i punti fondamentali della propria storia, i nodi cruciali del proprio reticolo di significati e significanti. La mappa non è dunque fine a se stessa, ma rappresenta un percorso personale e collettivo che comporta coinvolgimento, ricerca e impegno; uno strumento creativo che è in grado di rinsaldare e ricostruire in termini attuali il legame fondamentale tra le persone e i luoghi. È uno strumento tramite il quale una comunità disegna i contorni del proprio patrimonio. E’ qualcosa di più di un semplice inventario di beni materiali o immateriali, in quanto include anche un insieme di relazioni invisibili fra questi elementi.
Il processo di costruzione della mappa di comunità si sviluppa come qualunque viaggio: nato dal desiderio di partire per andare verso qualcosa; una partenza accompagnata dall’accettazione del rischio e dal senso della distanza da percorrere.
A questo viaggio mancava la destinazione finale, un punto d’arrivo in cui fermarsi. Tuttavia, “costruendo” ci si è accorti che, ben più importante della meta, è stato il percorso intrapreso, il fitto intreccio di relazioni tra le persone e i propri luoghi.
Nel Biellese due sono le aree territoriali che hanno raggiunto l'obiettivo dell'elaborazione della mappa, la Valle Elvo e l'Alta Valle Cervo, grazie all'attività di animazione condotta dall'Ecomuseo Valle Elvo e Serra e dalla Casa Museo di Rosazza.
Il percorso ha dato vita a due differenti forme di mappa: una video mappa nel caso della Valle Elvo, ed una mappa più vicina a quelle tradizionali per la Valle Cervo.

Progetto I santi sui muri
Il territorio biellese conserva un ingente patrimonio costituito da oltre 1200 dipinti a soggetto religioso eseguiti sulle facciate delle abitazioni, specialmente quelle delle borgate montane. Si tratta di una vera e propria pinacoteca a cielo aperto di raffigurazioni sacre realizzate nell’arco di mezzo millennio a partire dal XVI secolo.
Le motivazioni di questi dipinti sono varie: oltre ad un aspetto puramente devozionale, certamente collegato con la presenza di un numero rilevante di santuari - la maggior parte dei dipinti raffigura la Madonna d’Oropa - risulta evidente anche il desiderio di assolvere ad un voto, richiamando la tradizione diffusa dei dipinti votivi consegnati nei luoghi di culto. Una motivazione meno evidente è quella apotropaica. Molti dipinti sono infatti eseguiti sulle facciate delle case che per vari motivi erano prive di abitanti per lunghi periodi dell’anno (è questo il caso delle cascine oppure delle frazioni abitate prevalentemente dai pastori e dai malgari che praticavano la transumanza); ai santi raffigurati sui muri veniva allora assegnato anche il compito di proteggere l’abitazione da ogni evento negativo. Sono noti molti esempi di dipinti apotropaici eseguiti anche sulle facciate degli edifici destinati al lavoro quali mulini o lanifici, quasi una anticipatrice forma di “assicurazione”.
Questi dipinti sono stati oggetto di una complessa operazione di schedatura e di studio avviata e condotta dal DocBi - Centro Studi Biellesi con l’intento di pubblicarne l’intero corpus, grazie anche al coinvolgimento dell’Ecomuseo del Biellese, che ha permesso di estendere capillarmente sul territorio le indagini.
La finalità è quella di restituire al territorio la consapevolezza di tale patrimonio evidenziando da un lato la necessità della sua tutela e dall’altro le sue potenzialità culturali e turistiche.
Dopo oltre cinque anni di studio e ricerca infatti sono stati realizzati due importanti strumenti: un volume che raccoglie l'intero corpus dei dipinti murali schedati, ed una mappa sintetica che raccoglie quattro itinerari volti alla scoperta turistico-culturale di questo patrimonio inconsueto.

I prodotti dell'Ecomuseo
Le azioni che l'Ecomuseo ha condotto negli anni si sono in molti casi indirizzate a tutelare e valorizzare prodotti agricoli o artigianali. Tali prodotti esprimono una competenza locale e sono il risultato di un processo produttivo che realizza un corretto rapporto con il territorio, contribuendo allo sviluppo eco-sostenibile e alla diffusione di un’etica della cura e della responsabilità verso il paesaggio naturale e culturale.
Per dare evidenza ai frutti di questo lavoro e per garantirne la prosecuzione l'Ecomuseo ha elaborato un progetto di valorizzazione articolato in diverse azioni mirate ad aspetti sia strettamente culturali, che anche produttivi, e quindi agricoli e artigianali.
Se da un lato ci si è concentrati sul completamento dell'attività di documentazione e ricerca da porre alla base delle azioni successive, dall'altro è stata intrapresa un'azione di comunicazione e divulgazione, ma anche di sostegno all'attività produttiva vera e propria.
Concorrono a definire questo quadro i percorsi di catalogazione dei mestieri tradizionali, la partecipazione al Salone del Gusto di Torino nel 2008, la realizzazione di una mostra e di un video promozionali in occasione della manifestazione “Sapori di primavera alla Fabbrica della Ruota” sempre nel 2008.
Il progetto non si è limitato a documentare e sostenere prodotti tradizionali, ma ha promosso anche azioni di rivisitazione e reinterpretazione di alcuni prodotti, sia alimentari che artigianali.
Il recupero e il sostegno di prodotti tradizionali quasi scomparsi tra cui l'olio di noci, la canapa, le bielline di Ronco, gli scapin della Valle Cervo hanno rappresentato il punto di partenza di azioni per prodotti che in alcuni casi hanno ritrovato un mercato vero e proprio, realizzati quindi non a livello dimostrativo, ma professionale e proposti al pubblico; Analogo risultato ha ottenuto l'ideazione di nuove ricette con ingredienti della tradizione.
Il percorso portato avanti dall'Ecomuseo Valle Elvo sulla lavorazione del latte, attività non certo scomparsa, ma fortemente radicata all'area montana, ha portato ad un risultato diverso, la creazione di un gruppo di produttori che hanno messo in comune mezzi e tempo.
Al futuro invece guarda la rivisitazione delle stoviglie in terracotta a cui hanno partecipato giovani artisti di Cittadellarte.

Progetto “Intrecci. Antichi patrimoni e nuovi cittadini”
Il progetto "Intrecci" nasce nel 2009 dalla collaborazione tra Ecomuseo del Biellese e Museo del Territorio Biellese, in seguito alla sollecitazione da parte della Regione Piemonte - Settore Musei, a proporre progetti finalizzati all’allargamento del pubblico.
Ecomuseo e Museo hanno elaborato, grazie alla partecipazione di altre realtà che si occupano specificatamente di immigrazione ed integrazione, il progetto "Intrecci", finalizzato proprio all’avvicinamento delle comunità straniere alle istituzioni culturali del territorio.
L’orientamento generale alla base del progetto è rappresentato dalla creazione di maggiori occasioni di incontro e di scambio tra i nuovi cittadini e i Biellesi.
Il progetto è stato realizzato grazie ad un contribuito della Regione Piemonte e della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella.
"Intrecci" ha assunto due diverse tipologie di approccio, una proposta dall’Ecomuseo con un taglio più partecipativo, e la seconda proposta dal Museo, con un taglio più narrativo.
L’Ecomuseo, grazie alla collaborazione dell’Associazione Apertamente, che da anni si occupa di mediazione culturale sul territorio biellese, ha avviato un anno prima dell’avvio del progetto vero e proprio, una campagna di comunicazione attraverso le pagine di Mondocapovolto.it, mensile dedicato ai temi dell’integrazione e simili.
Successivamente è stata avviata una serie di incontri con i rappresentanti di alcune comunità straniere residenti nell’area biellese.
I gruppi sono stati contattati con un approccio non istituzionale, grazie alla mediazione di Apertamente; per scelta non ci si è rivolti esclusivamente a comunità strutturate in associazioni, ma anche a gruppi informali.
Protagonisti delle due esperienze sono stati la comunità Tamil, e un gruppo di bambini che frequentano la scuola di arabo del Centro Culturale Islamico di Biella.
La comunità Tamil conta nel Biellese circa 200 persone, concentrate nell’area del Biellese orientale, dove particolarmente elevata è la presenza dell’industria tessile, che caratterizza l’economia biellese da oltre due secoli e presso la quale lavorano molti dei Tamil che vivono in questo territorio.
La missione dell’Ecomuseo dà una significativa importanza alla comunicazione della trasformazione del Biellese da territorio agricolo e artigianale a territorio industriale.
Con i Tamil si è pertanto deciso di concentrare l’esperienza sulla narrazione di questa trasformazione economica del Biellese che rappresenta anche la motivazione della loro presenza in questa zona.
All’interno dell’Ecomuseo sono state individuate tre cellule che, oltre ad essere situate nel Biellese orientale, rappresentano questo processo di trasformazione: il Museo Laboratorio del Mortigliengo che illustra le tradizioni artigianali e agricole del Biellese orientale nel corso dell’Ottocento; l’ex Mulino Susta di Soprana, esempio di transizione tra un’economia agricola ed una industriale; la Fabbrica della Ruota, grande lanificio ottocentesco che esprime l’avvenuta rivoluzione industriale,
In seguito ad alcuni sopralluoghi un piccolo gruppo di giovani ha assunto il ruolo di guida per i propri connazionali, organizzando una giornata nella quale guide biellesi e guide tamil hanno accompagnato nelle tre realtà oltre 50 tamil.
Nella seconda parte della giornata, dopo un pranzo cucinato insieme da Biellesi e Tamil, si è assistito ad una inversione di ruoli, e sono stati i Tamil a narrare se stessi, attraverso video, danze e costumi tradizionali.
Il gruppo che fa riferimento al Centro Culturale Islamico è particolarmente attivo e aperto allo scambio di esperienze; in seguito ad alcuni incontri è stato individuato il tema della lavorazione della terracotta come possibile terreno di scambio di esperienze.
L’Ecomuseo della Terracotta narra la tradizionale produzione di stoviglie in terracotta, che caratterizzava l’economia del paese di Ronco Biellese nell’800, stoviglie a lungo utilizzate nella cucina tradizionale; allo stesso tempo l’impiego della stoviglia in terracotta è particolarmente significativo anche nella cucina marocchina.
Come protagonista dell’iniziativa è stato scelto un piccolo gruppo di circa 30 bambini che frequentano la scuola di arabo istituita presso il Centro Culturale, con i quali è stato organizzato un pomeriggio di laboratorio di lavorazione dell’argilla, insieme a bambini di varie nazionalità residenti a Ronco e bambini italiani.
Similitudini e differenze sono emerse durante le visite e sono state oggetto della narrazione durante la manifestazione di chiusura, narrazione avvenuta grazie ad un supporto di immagini video e attraverso un’intervista doppia che ha messo a confronto il modo di celebrare alcuni momenti della vita nelle diverse culture
Vi hanno partecipato la Comunità Tamil del Piemonte, l'Associazione Culturale Islamica di Biella. Hanno collaborato inoltre i Comuni di Mezzana Mortigliengo, Ronco Biellese, Soprana, l'Associazione Murceng, il DocBi Centro Studi Biellesi, la Pro Loco di Ronco Biellese, Sapori Biellesi.

Documenti allegati

 
Il cestaio
 
 

 

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