Il ricetto di Candelo può essere definito un sistema integrato, dinamico e aperto, che poggia su alcuni pilastri fondamentali che hanno preso avvio in momenti diversi, a partire dai primi anni Novanta. Lideazione e la formazione di un sistema museale entro la cerchia muraria del ricetto risponde ad una serie di esigenze che si sono manifestate in modo pressante negli anni trascorsi, man mano che cresceva linteresse di turisti e visitatori, sempre più numerosi ed esigenti.
Lecomuseo della Vitivinicoltura di Candelo è parte integrante del Ricetto, monumento medievale del XIII-XIV secolo racchiuso da mura fortificate, che ha preservato intatte le sue caratteristiche nel corso dei secoli. Il Ricetto, cantina comunitaria per eccellenza e cuore del progetto ecomuseale, è un unicum europeo e, con le sue cantine, rue, torri e riane, racconta a visitatori e scolaresche le radici del paese: un capolavoro dellingegno e della fatica di una comunità di piccoli agricoltori, che utilizzavano il borgo per custodire i loro beni più preziosi, i prodotti della terra e il vino. Il termine ricetto (receptum) significa infatti ricovero, rifugio.
Il sistema ecomuseale del Ricetto di Candelo è unico nel suo genere, proprio perché mostra al visitatore non solo la strumentazione tecnica impiegata nelle operazioni di trasformazione delluva in vino e nel trattamento e la conservazione del prodotto presente, ma anche i manufatti architettonici e gli itinerari di un borgo medievale splendidamente conservato, proprio perché utilizzato come grande cantina comunitaria dalla collettività rurale che ha creato quegli stessi strumenti.
Nel ricetto il concetto di ecomuseo si diffonde percorrendo ogni rua, ogni cellula, ogni spazio pubblico: spazio museale è lintero borgo medievale; da qui partono itinerari e spazi di ricerca, strettamente connessi con il territorio e le sue tradizioni.
Il progetto ecomuseale ha, sin qui, permesso di perseguire obiettivi legati al restauro architettonico, alla riproduzione di documenti, a progetti didattici, a catalogazione e documentazione dellarchivio della memoria candelese, alla formazione (attraverso seminari, convegni, conferenze, mostre e numerose pubblicazioni). E tutto questo grazie ad una fitta rete di collaborazione con soggetti diversi, pubblici e privati, istituzionali e del mondo del volontariato. Nel 2003 è stato istituito il Gruppo di lavoro dellEcomuseo e dellArchivio storico, di cui possono far parte, oltre alle Istituzioni, anche esponenti di associazioni candelesi e semplici cittadini.
A Candelo, lo sviluppo del progetto ecomuseale ha seguito un iter temporale con momenti specifici. Con il primo atto, a partire dagli anni Novanta, grazie a una progettualità mirata e costante, si è portata avanti una politica attiva di interventi, non episodici, sulla struttura fisica di quello che è stato definito il ricetto-monumento, interventi che hanno richiesto progetti finalizzati sia alla salvaguardia di torri, mura, via di lizza, torre osservatorio, sia anche alla valorizzazione e fruizione del patrimonio architettonico, del paesaggio storico e dei nuclei componenti i beni culturali, materiali e immateriali, inscindibili dalla storia della comunità locale e del territorio candelese. Sono stati reperiti fondi regionali, statali e di Fondazioni private.
Il secondo atto ha sviluppato il tema della funzione tecnica e culturale del ricetto inteso come cantina comunitaria e propaggine del fitto mosaico dei piccoli poderi vitivinicoli che dominavano lambiente rurale e facevano da cornice al sito architettonico, straordinario artefatto della civiltà della vitivinicoltura popolare.
In questa fase, avviata nel 1996, sono nati il vigneto laboratorio, le due cellule ecomuseali della vitivinicoltura e gli itinerari attrezzati, secondo i dettami del museo diffuso. La cantina allinterno del ricetto a cui lAmministrazione comunale di Candelo ha conferito lo statuto di museo della vitivinicoltura è un ambiente particolare e complesso che ha i compiti impegnativi di far comprendere ai visitatori il significato della funzione originale del ricetto quale cantina comunitaria, la solida conoscenza delle tecniche della vinificazione, il legame vitale del ricetto con il diffuso vigneto candelese, il peso e il ruolo decisivi per leconomia della Comunità candelese svolti dallindustria vinicola locale.
Allinterno della cellula, i visitatori o le scolaresche hanno limpressione di entrare in un luogo strano pieno doggetti, oggi non più usuali, in cui avveniva il processo della vinificazione". Per rendere più comprensibili sia gli attrezzi sia il processo si è creata ladiacente cellula didattica in cui sono esposti dei pannelli che illustrano sia le varie fasi del processo sia gli attrezzi necessari per queste operazioni. Laula comprende anche una colonna vetrina con, esposti, parte di questi attrezzi.
Il sistema ricetto, un insieme di circa 160 celle vinarie, gestite per secoli dai piccoli proprietari e conduttori dei fondi agricoli nei quali dominava la vite, è, dei vigneti, una propaggine viva e necessaria. Il ricetto ha infatti svolto la sua funzione in simbiosi con la vigna fornendo ambienti idonei alla trasformazione delluva in vino e allo stoccaggio della bevanda, che raggiungeva nel 1700 circa il ragguardevole quantitativo annuo di circa 1.250.000 litri, e delle altre derrate agricole.
Questo rende evidente, che una corretta lettura della funzione del sito architettonico del Ricetto, della sua storia intrecciata alla storia sociale ed economica della comunità locale, necessita di una contestualizzazione ecomuseale del territorio e del paesaggio naturale e antropizzato.
Poco lontano dal borgo (a circa 1 km dal centro abitato dove si trova il Ricetto, in regione Dossere), sono stati acquisiti terreni per impiantare lEcovigneto che sviluppa due tematiche fondamentali della storia vitivinicola candelese e biellese: levoluzione nei modi e nelle tecniche di allevare la vite e il mutamento nellutilizzo delle varietà di uve, molte delle quali propriamente locali oggi in via di abbandono se non quasi scomparse. In questa particolare cellula museale si possono vedere esempi di alteni, ovvero viti che si arrampicano e vegetano su alberi, e scoprire diverse varietà di uve (i vitigni) anche rari: sono loro che nel loro insieme (circa quaranta) formano uninteressante quanto preziosa raccolta di biodiversità. Fin dal 2005 si produce il vino Sinfonia, ricavato da uve autoctone e in parte scomparse. Il vigneto è un vero e proprio museo della biodiversità grazie alla presenza di vitigni del passato, oggi quasi dimenticate e divenute rarissime. Si trovano varietà tipiche del Candelese (come la Riundasca e la Melasca), vecchie cultivar biellesi ad uva bianca (Moscato, Malvasia bianca, Greco o Erbaluce), vitigni ormai rari propri di tutto il territorio biellese, dalle aree occidentali alle zone orientali (Neretti, Durasa, Pignolo spano, Rastajola, Varenzasca, Slarina, Barberun, Uva di Biella, Negrera, ecc.). Vi sono, infine, varietà per usi particolari, come la Cipriana, dalla polpa soda e insapore, ma perfetta per essere conservata sotto grappa, il fragrante Moscato dAmburgo, squisito da mangiare, il Tenjin dalla polpa scurissima, che serviva a dar colore ai più slavati vinelli, la Barbarossa, dai bellissimi grappoli rosa intenso, il Lambruschino, tardivo e tanto ricco di estratto e colore da conferir corpo e sostanza alle vinacce aggiunte di acqua, la precoce Luglienga, che era tradizione allevare accanto alle case. Uve diverse per usi molteplici, dunque, in uneconomia rurale rivolta allautoconsumo più che allo scambio e al mercato: uno sguardo sugli usi antichi, sulle tradizioni di un mondo rurale ormai scomparso che è fondamentale capire, per apprezzarne i valori e serbarne memoria.
Il sistema museale che lAmministrazione comunale ha inteso promuovere e progressivamente allestire sulla base di un progetto integrato comprende anche itinerari interni infra moenia ed esterni, tra le vie del paese, in modo da comporre un quadro nitido in cui sono percepibili, finalmente recuperati, il patrimonio culturale ed i suoi legami funzionali creati nei secoli scorsi dalla necessità e dallattività degli uomini e delle donne della comunità candelese.
Sono così nati, dal 2001, tre itinerari. Litinerario verde intorno alle mura del ricetto e verso laula verde con punto panoramico in direzione di Ysangarda, nei pressi della Baraggia, dove si trova unaula didattica allaperto; lItinerario rosso verso il vigneto-laboratorio in regione Dossere e alla scoperta delle antiche Trattorie e osterie tra 800 e 900; lItinerario azzurro alla scoperta delle chiese Le vie della fede e degli affreschi (la preghiera dipinta).
A latere, una specifica collana editoriale e un filmato per dare una visione ampia e dettagliata del mosaico museale della comunità candelese. Numerosi gli eventi, le mostre e i convegni: da "Vinincontro" a "Candeloinfiore", da "Artisti nel borgo" ai vari mercatini dei produttori agricoli.
Il terzo atto, dal 2004, ha visto la formazione del Centro di Documentazione dei Ricetti del Piemonte, istituzione patrocinata e sostenuta dalla Regione, con lobiettivo di raccogliere, ordinare e mettere a disposizione degli studiosi la più ampia gamma di documentazione per avviare ricerche, finalizzate alla tutela e valorizzazione, sui circa 200 ricetti del Piemonte con impianti architettonici simili. E così nato un allestimento permanente in cellule opportunamente strutturate e unattività di ricerca e documentazione attraverso campagne fotografiche e contatti con Università italiane, tra cui recentemente Ca Foscari a Venezia.
In parallelo, fin dal 1993, unintensa attività di progettazione turistico-culturale portata avanti dallAssociazione Turistica Proloco, ha permesso al sistema Candelo di farsi conoscere e apprezzare sia per le innumerevoli manifestazioni che ogni anno attirano migliaia di turisti, sia per lofferta culturale e didattica, che ne hanno fatto una porta di accoglienza di eccellenza per lintero territorio biellese.
Significativi gli investimenti operati in termini economici, ma anche umani, con il coinvolgimento di un nutrito sistema di volontariato che, nel corso degli anni, ha condiviso il progetto di riqualificazione e sviluppo dellattrattiva turistica-culturale insita nel Ricetto, inteso come fulcro della vita sociale degli abitanti. Il ricetto, con i suoi itinerari dentro e fuori le mura, è ogni anno meta di scolaresche e di migliaia di visitatori. Unintensa attività di promozione, di studio e didattica che porta oggi oltre 50.000 visitatori allanno.
Lufficio accoglienza allingresso del ricetto, attivo dal 2005, e una segreteria accolgono i visitatori per tutto larco dellanno, grazie alla collaborazione, attraverso specifica convenzione, con la locale associazione turistica proloco. Sono qui presenti anche materiali promozionali delle altre cellule e di tutto il Biellese, unitamente a uno specifico book-shop su Candelo.
IL RICETTO-MUSEO ha pertanto una sua missione fondamentale: far conoscere il ricetto, monumento del lavoro e dellingegno della comunità candelese, e fare della conoscenza una politica attiva volta alla conservazione e fruizione di un bene culturale che è patrimonio pubblico da tramandare alle future generazioni; rendere visibili e comprensibili le tecniche e le forme di produzione di un paesaggio di notevole pregio estetico; favorire lo studio e il confronto tra siti architettonici, promuovere e organizzare eventi e attività culturali e didattiche e favorire la realizzazione di itinerari tematici dentro e fuori le mura
Lecomuseo della vitivinicoltura è una realtà viva, un vero e proprio museo integrato costituito da spazi museali e per laboratori, spazi per allestimenti temporanei e per visione di filmati, itinerari dentro e fuori le mura, ufficio accoglienza e book shop, oltre allarchivio storico e al Centro documentazione ricetti. Come valore aggiunto anche la possibilità, per le scolaresche, di consumare un pasto caldo presso gli spazi del Centro Culturale Le Rosminiane, dotato anche di aula multimediale.
Per il futuro la progettualità è ampia: creare una porta per laccoglienza in raccordo con altre realtà fuori provincia (Gattinara, Buronzo, ecc.), allestire uno spazio con i prodotti del territorio, recuperare un castagneto didattico in Baraggia, e procedere con la valorizzazione e restauro della sala delle cerimonie, adibita ad allestimenti temporanei anche multimediali. In raccordo con la proprietà, procedere con lutilizzo del palazzo di Sebastiano Ferrero attraverso progettualità mirate legate anche allartigianato.
Da potenziare, attraverso contatti costanti con le Università nazionali ed estere, gli studi sui Ricetti del Piemonte.